TEST APCM-2 Abilità Prassiche e della Coordinazione Motoria
L’APCM-2 è utilizzabile nella clinica in casi in cui si ipotizza deficit prassico e della coordinazione motoria o in casi già diagnosticati come DCD o DCM e disprassia, per meglio evidenziare le aree e le sottofunzioni più problematiche. È inoltre utilizzabile come protocollo di screening nelle scuole e nei presidi territoriali, in particolare nei consultori per le prime fasce d’età e nei centri di follow-up per bambini prematuri e/o immaturi a basso peso (casistica particolarmente a rischio per DCD).
I profili che si ricavano aiutano per la definizione di un progetto di intervento mirato a seconda delle cadute identificate nei diversi settori e aree specifiche che vanno ad individuare sia problemi di coordinazione motoria che aspetti prassici o delle funzioni adattive, correlabili spesso a deficit della coordinazione in senso stretto. È strumento utilissimo per meglio comprendere anche DSA o disturbi aspecifici di apprendimento su base motorio-prassica. È molto importante anche per le correlazioni che si possono rilevare nell’ambito dei disturbi di linguaggio, soprattutto rispetto a deficit dell’espressione verbale.
L’APCM-2 è quindi strumento utile sia per TNPEE che per logopedisti, oltre che per pediatri e NPI per meglio definire la diagnosi di DCD.
VANTAGGI
- Individuazione precoce di problemi relativi alla coordinazione-motoria-prassica: attraverso l’APCM-2 vengono distinte le abilità strettamente motorie dalle abilità prassiche, permettendo, fin dalle fasce di età più basse, di distinguere una diagnosi di ritardo della coordinazione motoria da quella più specifica di disprassia in età evolutiva.
- Individuazione delle aree di forza e di debolezza: i punteggi all’APCM-2 permettono di visualizzare il profilo funzionale di ogni singolo caso, ottenuto calcolando la distanza dalla media normativa e facendo riferimento ai valori percentili (5°, 10°, 25°), e quindi è possibile, per ogni scala individuare, quali specifiche funzioni sono più integre o maggiormente deficitarie.
- Interventi mirati per singolo caso, anche in senso longitudinale: tenendo conto delle singole cadute evidenziate nei diversi settori, è possibile mettere in atto progetti di terapia specifica e quindi controllare e confrontare nel tempo i miglioramenti ottenuti.
TEST: LA VALUTAZIONE DELLO SVILUPPO NELLA PRIMA INFANZIA LE SCALE GRIFFITHS III
Le Scale Griffiths III sono ormai diventate lo standard per la valutazione dello sviluppo nella prima infanzia. Merito di questo è non soltanto l’indubbio valore informativo che il test, per come è strutturato, consente ma anche dell'indubbio valore aggiunto che l'adattamento della versione originale al contesto italiano apporta, lavoro durato circa due anni.
Le Griffiths III permettono di effettuare una valutazione di primo livello del bambino da 0 a 6 anni, individuando punti di forza e di fragilità nelle aree che riguardano: le Basi degli apprendimenti, il Linguaggio, la Motricità e gli aspetti Sociali ed Emotivi. Le scale sono state tradotte, adattate e standardizzate per la popolazione italiana.
Dopo corso di aggiornamento è possibile anche la somministrazione da parte di TNPEE e Logopedisti.
Questo test piace perché:
- Flessibilità di somministrazione: grazie all’ampia gamma di materiali stimolo forniti: l’ordine di somministrazione non è rigido e questo permette di seguire gli interessi del bambino, favorendone la collaboratività.
- Ponderazione molto precisa del punteggio ottenuto dal bambino valutato
- Non è invasivo per il bambino che lo subisce
- Valutazione dello sviluppo il più ecologica possibile: Le situazioni stimolo e tutti i materiali da utilizzare sono stati creati per essere quanto più simili a quelli che il bambino usa nella sua quotidianità: libro di stoffa, costruzioni, incastri, scatoline dei cubetti, asta con anelli, pelouche, pasta da modellare, perline da infilare.
- Contesti di gioco, per far sentire il bambino a suo agio e mantenere alta la sua motivazione per la durata della valutazione.