Il primo a parlare di Attaccamento e delle ripercussioni che avrà nella vita futura del bambino è John Bowlby, uno dei più importanti psicoanalisti del ventesimo secolo.
Secondo Bowlby l'essere nutriti e accuditi all'inizio della propria vita equivale ad essere amati, il bisogno biologico di essere alimentati coesiste con un altro bisogno cioè quello di essere desiderati, voluti e accettati per quello che si è.
L'attacamento ha due obiettivi quello di renderci ancora più legati alle figure genitoriali (o a chi si prende cura di noi) e quello di mostrarci come funziona e di conseguenza come sopravivvere nell'ambiente che ci circonda.
Bowlby osservò come la madre accundendo il proprio bambino riuscisse a fornire "una base sicura" , dalla quale il bambino può distaccarsi per esplorare l'ambiente circostante, ma nella quale può ritornare tutte le volte che desiderà. Questo aspetto può saltare subito all'occhio osservando un bambino nel primo anno di vita; con la mamma presente in stanza, lui si muove e osserva, inizia a giocare, ma appena succede qualcosa che lo disturba o non lo fa sentire più al sicuro, ritorna dalla mamma per essere consolato o protetto.
Come fecero ad osservare e comprendere che esistevano vari stili di attaccamento?
Utilizzarono la Strange Situation: un'osservazione di circa venti minuti, dove sono presenti il bambino, la mamma e un estraneo. Si osservano i diversi comportamenti e reazioni emotive manifestate dal bambino in presenza della madre, al momento del distacco e in presenza di un estraneo.
Da queste osservazioni si sono potuti osservare differenti stili di attaccamento.
ATTACCAMENTO SICURO: il bambino si sente libero di esplorare, piange quando la mamma si allontana e le corre subito incontro quando questa fa ritorno, si fa abbracciare dai genitori e in poco tempo si tranquilizza.
I tratti che emergono maggiormente sono: sicurezza nell'esplorazione, capacità di sopportare distacchi prolungati, nessun timore di abbandono.
ATTACCAMENTO INSICURO EVITANTE: il bambino fa affidamento solo su se stesso, ricercando l'autosufficienza anche a livello emotivo; i bambini con questo tipo di attaccamento non mostrano angoscia quando il genitore si allontana e non mostrano molto interesse quando ritornano; sono abituati ad essere ignorati, respinti oppure ad essere sommersi da troppe attenzioni.
I tratti che emergono maggiormente sono: insicurezza nell'esplorazione, percezione del distacco come un qualcosa di prevedibile e scontato, convinzione di non essere amato.
ATTACCAMENTO INSICURO ANSIOSO: è un bambino con un'esplorazione insicura, esitante, incerta. Il bambino piange quando la mamma (o figura di riferimento) si allontana, la abbraccia quando ritorna, ma è difficile che si tranquillizzi velocemente. Il bambino non è sicuro delle vera e costante presenza della figura di accudimento, poichè in passato il genitore potrebbe aver mostrato di non essere stato un punto di riferimento sicuro.
I tratti che emergono maggiormente sono: insicurezza, incapacità di sopportare distacchi prolungati, ansia d'abbandono, sfiducia nelle proprie capacità.
ATTACCAMENTO INSICURO DISORGANIZZATO: sono bambini che hanno delle manifestazioni esagerate e disorganizzate quando la mamma si allontana e quando ritornano il bambino manifesta comportamenti inadeguati e insicuri, difficilmente si fanno consolare.
I tratti che emergono maggiormente sono: comportamenti ansiosi ed evitanti.
Il processo di attaccamento ha inizio dai primi mesi di vita fino al secondo anno di vita, cresce e si sviluppa, per poi trasformarsi durante l'adolescenza. Il legame genitoriale poi passerà in secondo piano rispetto a un legame affettivo relazionale.
Di conseguenza molto del nostro vissuto andrà a forgiare il nostro modo di relazionarci, di credere o meno nelle nostre capacità e così via.
Un buon mix di fiducia, coccole e regole forma un adulto consapevole, sicuro e pronto ad amare.